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Un viaggio fra le opere di Roberto Bernabini
Era divenuta, ed è, una affettuosa abitudine, quella di incontrarsi la domenica mattina a casa mia, con l'amico Roberto Bernabini, il quale, spesso, mi faceva sorpresa di qualche quadro terminato magari la sera avanti e ancora fresco.

Talvolta, io mi affacciavo dalla finestra del mio studio, ed egli, portando a mano, dalla parte del mio palazzino, la sua tela, faceva in modo che io la inquadrassi, con uno sguardo, da lontano, e ne ricevessi una prima impressione immediata a luce di giorno naturale.
Ora, tra un sorso di caffè e una parola; fra un commento a un libro e un parere sui film recenti, io non staccavo mai lo sguardo dal nuovo dipinto,
fino a che, per istinto quasi, prendevo la penna e scrivevo le idee che mi frullavano per la mente.
E' divenuta una calda, non richiesta consuetudine quella di appuntare le sensazioni che ogni "illuminazione" (che tali sono i lavori di Roberto) mi stimolava. Poi consegnavo il manoscritto al pittore, che - a mia insaputa - lo tratteneva gelosamente in un raccoglitore. Gli scrissi anche due poesie, di cui una sulla pagina nazionale di "Il Giornale d'Italia".
In questi giorni, Roberto mi ha mostrato la raccolta dei miei appunti "a caldo". Gli ho detto: "Le cose improvvisate sono le più vere e profonde. Usale come meglio credi".
Aldo Onorati
Albano, 23 Aprile 2005


Quando la pittura è luce
Se mi chiedessero di definire con una sola parola la pittura di Roberto Bernabini, direi: "E' luce". Infatti, sia nei quadri di anni fa, sia in quelli recenti, un denominatore comune unisce i soggetti rappresentati: la luminosità intrinseca nella composizione. Ora, poichè ho scritto molto su Roberto Bernabini, sulla sua arte particolare, dedicandogli anche una poesia che uscì sul "Giornale d'Italia" e dopo in volume, potrei limitarmi a confermare quanto detto negli anni. Ma non è cosi, perchè non sarebbe sufficiente. Bernabini, infatti, allargando la sua esperienza, ha rafforzato la peculiarità della sua tavolozza, dando ai quadri quella forza e quella serenità espressiva che fatto tutt'uno con l'esuberanza tonale, la purezza d'una natura incontaminata, la sovrana solitudine delle cose.
Che se, per caso, mi capitasse di immergermi in una festosa collettiva, di colpo riconoscerei fra mille oggetti floreali, fra cento stradine di montagna, fra dieci viali alberati il tocco inconfondibile di Roberto: un tocco immediato, senza filtraggi, pieno, semplice e al tempo stesso d'una complessità di impasti chiaroscurali, da immergere lo spettatore quasi nel segreto d'un operare per " depurazione segnica", ove tutto è affidato al colore, che diviene forma e luminosità. Gioia interiore. Abbandono estetico alla possanza di Madre Natura, che compone le lontananze, le prospettive, gli intrichi e gli orditi, lasciandoci in silenzio ammirato di fronte alla sua orchestrale pienezza. Roberto Bernabini si lascia portare per mano dalla Natura, ispirandosi a un suo aspetto temporale primigenio, senza l'uomo che la inquini e deformi. Così, tornati all'età dell'innocenza, si entra nel regno della poesia, e nei sacri silenzi della contemplazione. Roberto è pittore d'istinto, tutt'uno con la forza interna delle cose. I colori decisi lo dimostrano, portandoci in una dimensione che si fa gioia di vivere e serenità.
